La mia più grande vittoria!
L' 8/8/2003 riproponevo per la prima volta un testo già pubblicato, leggendo il brano capirete perchè questa data per me ha un valore speciale.
(già Opera n°33141 di Liberodiscrivere 26/11/02)
ANCHE UN SOLO GIORNO DI VITA
(titolo originale)
Simone, è il nome del mio primo figlio.
direte: “che c’è di tanto insolito?”
mio figlio cari miei, ha due date di nascita, anzi forse tre. Infondo, due le abbiamo tutti noi, concepimento e parto.
Ebbene Simone è stato concepito da me due volte, le modalità della prima ve le risparmio, non dubito che susciterebbero interesse ma…. insomma diciamocelo, niente fuori dal comune, anzi, se ben
ricordo fu un modo di metter freno ad una lite e l’atto in se, sebbene dolcissimo, non regalò nulla di spettacolare ad un potenziale pubblico.
‘sto semino (la cellula del piccolo dag) si moltiplicava alla velocità della luce, ma le membra destinate ad accoglierlo e a fargli da culla materna per nove mesi non erano preparate. Molto giovane
la mamma, fragile e spaventata.
Si era già fatto debiti per i successivi dieci anni, e hai voglia a dire che dove si mangia in due si mangia in tre, sto semino ci scombussolava tutti i piani che ci pareva aver fatto con tanta
prudenza. Inoltre ci negava la possibilità di goderci un po’ la vita di coppia dopo un fidanzamento ancora un po’ all’antica nel quale ci eravamo consumati un po’ furtivamente rubando momenti di
intimità a piccole concessioni familiari.
A quel tempo fumavo molto, non finivo il terzo pacchetto di sigarette quotidiano, ma non mancavo mai di cominciarlo. Mi piaceva da morire fumare.
Aspiravo ogni singola golata di fumo con avidità, la seguivo mentre mi scendeva nei polmoni. La trattenevo quel tanto per poi sentirla ritornare al naso quasi accompagnandola lungo tutto il
tragitto.
Ricordo il profumo fresco di tabacco fuoriuscire da un pacchetto appena sverginato.
Quante volte attaccavo indice e medio al naso come a sniffare una dose di nicotina nelle pause tra un’accensione e l’altra. Insomma amavo fumare. La siga (sottolineo per prudenza con la i ) era la
mia prima amante del mattino, la mia ultima compagna prima di chiuder gli occhi.
Con lei ho passato ore ad imprecare su libri di scuola già rimossi per quanto mai sopportati.
Con lei quante cantate in riva al mare mentre suonavo la chitarra e il fumo denso e acre saliva a farmi lacrimare gli occhi quando non potevo interrompere un accordo….
Lanciai una sfida a me stesso.
Nulla fino a quel giorno mi aveva mai fatto balenare la benché minima intenzione di abbandonare le sigarette. E nessuno, me per primo, avrebbe mai creduto che ne sarei stato capace.
Ora dovevo mettere alla prova la mia volontà, e la fragile compagna cui il destino stava offrendo il nuovo ruolo di mamma così in fretta da arrossire ancora nel sentirsi chiamare signora, aveva
bisogno di una prova da parte mia, forse di un esempio di come stringere i denti.
A lei si chiedeva un sacrificio grande e non volevo dovesse esser solo di suo peso.
Fu così che da li a pochi giorni, l’8/8/88 mettevo lo scotch ad un pacchetto di mitiche MS ancora a metà e smisi di fumare.
Lo stesso giorno, la decisione che avevo oramai lasciato a lei di proseguire nella gravidanza venne presa.
Ora quel mio gesto porta il nome di mio figlio e tra poco vorrà pure il motorino!!!! (meglio non pensarci) da allora Simone dentro me, festeggia due compleanni.
Delle sigarette mi rimane ancora ora il gesto istintivo di portare nei momenti di nervoso indice e medio al naso e vi assicuro che, socchiudendo gli occhi, sento ancora quel benefico profumo di
nicotina che mi è rimasto nel cuore anziché nei polmoni. Non penso che fumerò mai più una sigaretta, non è mai più successo da allora. Mi sembrerebbe di rubare a mio figlio anche un solo giorno di
vita.