I MIEI RACCONTI SUL WEB

Pubblicato su Liberodiscrivere il 17/2/2003, il terzo contributo al mio progetto "Ti Insegno a Sognare"

 

Opera n°44294 di Liberodiscrivere


DIPINTI SULLA TELA AZZURRA DEL CIELO

(ti insegno a sognare III)


Il suo sguardo si posava ancora una volta sulla tela azzurra del cielo.
Due piccoli occhi neri celati in una pelle di rughe bruciata dal sole, sembravano il pennino di una antica penna, ogni tanto attingevano colori dal mare con un rapido movimento per tornare poi ancora a disegnare immagini e scrivere racconti densi di fascino, veri e propri capolavori.
Era impossibile non lasciarsi rapire dalle sue parole, dai suoi silenzi.
Nelle pause durante i suoi racconti, tutti i nostri occhi scrutavano il suo volto, le sue espressioni tradivano le emozioni che provava nel ricordare, che rivivevano nel suo e nei nostri sguardi.

Conobbi quel vecchio durante una vacanza al mare a fine estate di qualche anno fa.
Vedendolo si poteva pensare che avesse passato i cento anni di età, l’aspetto di chi vive ogni giorno serenamente, consapevole che potrebbe esser l’ultimo e che dalla vita ha già avuto e soprattutto, alla vita ha già dato.
Alcuni bambini si litigavano il posto a sedere sulle sue ginocchia mentre si disponevano attorno a lui sulla sabbia. Lo cercavano ogni giorno per rubargli qualche nuovo racconto e lui ogni volta si fingeva seccato e troppo indaffarato a rattoppare una vecchia rete per dare loro ascolto. Poi con fare burbero li invitava a sedersi accanto a lui e ad attendere pazienti.
Loro lo conoscevano bene e sapevano che quell’uomo non era cattivo e non sarebbe stato capace di deluderli mai, nè tanto meno di sgridarli seriamente.
Gli si sedevano quindi attorno in religioso silenzio impazienti che cominciasse a raccontare, fissando le sue labbra per non perdersi neppure la prima parola.
Sembrava impossibile che con tutta l’energia della loro età, fossero capaci di restare zitti e immobili per lunghi ed interminabili minuti.
Il vecchio così facendo insegnava loro che le cose belle vanno aspettate con pazienza e un po’ di attesa non avrebbe che aumentato la loro felicità.
Non aveva bisogno di spiegare certe cose, riusciva a far in modo che se ne rendessero conto da soli, che apprendessero con la propria testa concetti e valori.

La prima volta rimasi un po’ in disparte quasi intimidito. Mi sentivo fuori luogo in mezzo a dei ragazzini. Casualmente ero disteso vestito vicino a loro a prendere il sole e non potei fare a meno di ascoltare le parole di quel vecchio lasciandomi rapire a mia volta.
Le giornate successive mi facevo sempre trovare puntuale all’appuntamento e mi accorgevo di esser coinvolto con il loro stesso entusiasmo. Quell’uomo aveva la capacità di sgomberarti la mente, di rapirti l’anima e proiettarti le immagini dei suoi racconti negli occhi e nel cuore.
La sua voce, per via dell’età avanzata, non era forte, ma lui parlava lentamente con tono caldo. La risacca del mare gli faceva da colonna sonora e colmava i silenzi delle frequenti pause donando ancor più fascino e atmosfera al racconto.

Da lì a poco iniziarono le scuole, le giornate si accorciavano e capitò un pomeriggio di non trovare nessun bambino.
Neppure il vecchio si presentò quel giorno alla spiaggia, evidentemente i ragazzi lo avevano avvertito che non sarebbero venuti. Io solo non ero stato avvisato.
Quel giorno il sole pareva non riuscire più a scaldarmi, per la prima volta il vento proveniente dal mare, assieme alla salsedine portava brividi di freddo.
Le mie vacanze non erano ancora terminate ma da quel giorno fu come se fossero finite, come se fosse venuto meno il motivo della mia permanenza in quel luogo.
Non scesi più al mare nei giorni successivi.
Lo feci il giorno prima della partenza. Nella notte una violenta mareggiata aveva sconvolto la fisionomia della spiaggia, anche la sabbia aveva ora un colore più scuro.
Camminavo scalzo con le mani affondate nelle tasche.
Il vento dal mare soffiava forte, quasi fastidioso. L’acqua lambiva i miei pantaloni bagnandoli alle estremità.
La camicia aderiva alla mia pelle pizzicandola per effetto del sale.
Respiravo a pieni polmoni cercando di catturare ogni sensazione per poi riporla tra i miei bagagli e ritrovarla tra i ricordi al mio rientro in città.

D’un tratto scorsi sulla sabbia delle impronte fresche che dirigevano al posto dove in genere incontravo il vecchio.
Presi a seguirle posando con cura i miei passi dentro ogni orma.
Un senso di benessere pervase il mio corpo, dentro di me un entusiasmo quasi infantile liberò le mie emozioni tradendo incapacità nel controllarmi. Sorridevo e quasi tremavo per la gioia di incontrare ancora una volta quel vecchio.
Mi fermai un attimo a fissare il cielo, quindi socchiusi gli occhi. Un sole ancora caldo bruciava la mia pelle e creava contrasto con la sensazione di freddo della sabbia sotto ai miei piedi scalzi.
Arrivato al solito punto di ritrovo le orme finivano. Il vecchio non c’era e non c’erano neppure tracce di impronte che si allontanavano. Dietro di me solo le orme che avevo seguito e che ora erano divenute le mie.
Sedetti rivolto al mare raccogliendo le mie gambe al petto e impugnando le mie caviglie. Il mento posato sulle ginocchia.
Avvertivo forte la presenza del vecchio.
Rivolsi il mio sguardo alla tela azzurra del cielo e cominciai a disegnare tracciando piccoli movimenti con gli occhi.
Le mie pupille erano piccole, piccole per via del sole.
Feci il sogno più bello della mia vita, liberai la mia fantasia, una storia ancora più bella di quelle raccontate dal vecchio pescatore.
Sognavo ad alta voce e il mio corpo era percorso da brividi ed emozioni come se stessi vivendole attimo per attimo.
Le onde lambivano il mio corpo, quasi cullandolo finché ad un tratto una, più violenta, mi ridestò.
Mi parve di sentire le risate divertite e le voci affascinate dei ragazzini che si dicevano meravigliati dalla bellezza della mia storia. Ero frastornato.
Mi rialzai sistemandomi i calzoni e la camicia. Attorno a me c’erano ben nitide nella sabbia tracce di tanti piccoli piedi che si dovevano esser appena allontanati.
Mi allontanai a mia volta verso la fine delle mie vacanze, non mi voltai indietro e non mi accorsi che anche i miei piedi quel giorno lasciavano sulla sabbia delle impronte di bambino.

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