I MIEI RACCONTI SUL WEB

Pubblicata su Liberodiscrivere il 7/1/2003, anticipo che si tratta di una nuova favola, anche questa elaborata da una mia fiaba raccontata una notte a mio figlio per addormentarlo. Ringrazio fin d’ora chi avrà la pazienza di leggerla.

 

Opera n°38301 di Liberodiscrivere


GOCCIA DI MARE

(Ti insegno a sognare II)


Una goccia di mare viveva da anni sul fondo dell’oceano.
Casa sua era un abisso incantato dove pesci dai mille colori formavano arcobaleni coi coralli, giochi di correnti pettinavano spugne e cespugli di alghe imporporati da una sabbia fine e leggera.

Solo per poche ore al giorno il sole arrivava sino al fondo di quegli abissi, ed in quella breve frazione riusciva comunque a trasmettere un po’ del calore terrestre che aiutava tutti a sopravvivere , ad esser più allegri e a cadenzare il tempo che passava.

Per Goccia di mare si trattava anche di un filo di sogno, quel piccolo raggio di luce che squarciava con potenza l’immensità più nere del fondo marino, le aveva fatto intuire che anche una piccola e apparentemente inutile particella di luce poteva assumere importanza vitale.

Goccia di mare per carattere era molto ambiziosa, era nata da una stirpe di onde incrociate con cavalloni marini che per secoli avevano affondato grandi vascelli e che si erano solo da pochi decenni ritirati sul fondo del mare dopo il sopraggiungere degli inaffondabili mercantili e navi a vapore.

Un grosso vortice destò l’attenzione di tutti, causando un fuggi, fuggi di pesci e creature.

Fu un attimo, e goccia di mare vi si gettò all’interno stringendosi per quanto possibile su se stessa per non perdere le proprie molecole, voleva dimostrare a se stessa che anche una piccola particella d’acqua poteva fare grandi cose.

Venne travolta da una grande forza centrifuga che le fece perdere rapidamente i sensi.

Goccia di mare si risvegliò cullata dalla risacca di piccole e dolci onde che lambivano i margini di una stupenda baia.
Vide per la prima volta in vita sua un gabbiano, e rimase affascinata alla vista di un essere che nuotava fuori dall’acqua in un nuovo oceano azzurro terso e curiosamente asciutto che posava aderente sulla pelle del mare.

Dunque il mare aveva un confine? si domandò, era abbagliata dal sole che in superficie era molto più potente di quanto avesse imparato a conoscerlo, inoltre avvertiva un piacevole senso di calore e pensò che forse per la prima volta in vita sua stava assaporando quei fremiti chiamati amore dagli spiriti dei marinai e di cui tanto aveva sentito raccontare.

Si addormentò ancora esausta e cominciò a sognare.
Sognò che almeno per una volta nella sua vita potesse diventare non “una goccia” ma “la goccia”, per una volta protagonista assoluta e non solamente un piccolo frammento all’interno di una massa che non distingueva diversità.
E fu così che un raggio di sole che passava di lì per caso, la chiamò per nome.

Era stupita che Raggio di Sole cercasse proprio lei, dopo un attimo di smarrimento lo riconobbe, era proprio il piccolo filo di luce che temerario si addentrava nelle oscurità dell’oceano ogni giorno.
Così luminoso non lo aveva mai visto, era ancora più bello, grande e potente, forse ancora più delle oscurità in cui lei viveva.

Raggio di sole le spiegò con poche semplici parole che per poter penetrare nel cuore altrui e riuscire a scaldarlo si deve esser grandi dentro, ma farsi piccoli per essere accolti e accettati.
Gli abissi accettavano la sua visita quotidiana e i doni che portava con sé solo per l’umiltà con cui si presentava. E con tanta umile semplicità, Raggio di sole aveva contribuito a dar linfa vitale e colore a tante creature nelle profondità del mare.

Goccia di mare era estasiata ascoltava e socchiudeva gli occhi sognando di poter esser un giorno importante come lui.
Il calore dell’abbraccio di Raggio di Sole la fece evaporare e Goccia di mare svanì nel cielo.

Raggio di sole si disperò per aver perduto a causa sua la preziosa compagna e ogni giorno riemergendo dagli abissi, prima del tramonto, passava dalla baia alla ricerca di Goccia di mare.

Fu una sera mentre stanco carezzava l’arenile umido e fresco, che si fermò ancora un attimo prima di raggiungere la palla rossa che l’attendeva all’orizzonte. Un vecchio pescatore aveva raggiunto a fatica la spiaggia e guardando il mare si inginocchiò commosso.

“non avevo più guardato il mare dopo la morte della mia compagna. Qualcosa si era spento dentro di me e non avevo più voglia di vivere, sino a che un giorno una goccia di pioggia mi è scivolata dentro agli occhi regalandomi un riverbero di luce riflessa. Quella goccia di pioggia aveva curiosamente un sapore salato e da quel momento una voglia sempre più grande di rivedere il mio mare mi ha pervaso e ridato voglia di vivere”

il vecchio pianse una sola lacrima nella sua fiera dignità di uomo di mare non conosceva cosa fosse il pianto, anche per il grande dolore della scomparsa della compagna non aveva saputo piangere lacrime.

in quella lacrima Raggio di Sole riconobbe subito le sembianze di Goccia di Mare, ma mentre essa veniva risucchiata dalla risacca delle piccole onde fu richiamato dal sole che affondava definitivamente all’orizzonte senza lasciargli un solo attimo di tempo.

Si incontrarono nuovamente negli abissi giorni e giorni dopo, Raggio di Sole la riconobbe, era la più bella stava giocando a nascondersi tra le code di una medusa, lei lo salutò con una strizzatina d’occhio fiera di essere di nuovo parte di una grande forza chiamata oceano ma consapevole di aver saputo anche lei donare come il suo amico nuova voglia di vivere.

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